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    8 mesi fa

sabato 18 maggio 2013

L'ANNACATA

Che coss’è l’amor? Giuseppe Tramontana. A Francofonte, il mio paese natale, tra un mesetto scarso, ossia il 9 e 10 giugno prossimi, si andrà a votare per l’elezione del Sindaco. Speriamo bene, direte voi. Ma, sapete, siamo in Sicilia, e nulla è da darsi mai per scontato, se non il fatto che, di solito (ma speriamo che questa volta il trend cambi), chi parteggia per la dignità non trae la benché minima soddisfazione dai sacrifici profusi nella battaglia. Da questo punto di visita, il mio paese natio è una specie di cassaforte chiusa a tripla mandata ad ogni forma di cambiamento. Di cambiamento in meglio, almeno: invece, il cambiamento in peggio i suoi abitanti purtroppo lo sperimentano continuamente e da troppo tempo. Ma tant’è. Ora, poiché, nonostante sia lontano, il destino del mio paesello mi sta a cuore, in mancanza di altre informazioni di prima mano, mi sono catapultato su facebook per visitare i profili dei diversi candidati. Chiaramente io un candidato, anzi, una candidata preferita ce l’ho, si chiama Alessia Piccione, ragazza in gamba e passionale, una sorta di Dolores Ibarruri al profumo di zagara, ed è la persona a cui avrei dato il mio voto se fossi stato giù ed è comunque quella che segnalerò ai miei amici affinché la votino. Ma non è di Alessia che voglio parlare. Voglio parlare di un'altra cosa. Dicevo che ho visitato i profili dei candidati. Ed a parte qualche errore sintattico o grammaticale, (ad esempio, è caccia ai grandi latitanti: il congiuntivo e le virgole!), una cosa mi ha colpito: tutti giurano di amare il paese, Francofonte, appunto. Ciò mi ha riportato alla mente un episodio di tanti, tantissimi anni fa. Siamo alle metà degli anni sessanta e, in occasione di una campagna per le politiche, comparve sui muri di tutt’Italia un manifesto della DC. Vi era raffigurata una bella ragazza bionda, capelli lisci, un sorriso dolce, sereno, sul volto, immersa in un paesaggio campestre. Indossava un vestito bianco che le giungeva fin sotto le ginocchia, a maniche corte. Era bella, innocente, pura, gentile. Sotto, la scritta, a caratteri cubitali: “La DC compie vent’anni”. Ma, alle porte di Venezia, una irriverente mano ignota aggiunse: “xe ora de ciavarla!” (è ora di chiavarla, di scoparla!). Bene, vedendo adesso tutto questo amore per il paese esternato, sbandierato, urlato, sventolato, smartellato, strombazzato, e conoscendo lo stato miserevole in cui versa la povera cittadina, mi viene da dire che l’hanno amato così tanto che, alla fine, se la sono fottuta.

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